Aspetti etici emergenti nella tossicodipendenza: la "riduzione del danno"

Pubblicato: giugno 30, 1995
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L'articolo si propone di esaminare sotto il profilo tecnico-scientifico ed etico la strategia sperimentata per la prima volta in Gran Bretagna e definita "Riduzione del Danno" (RD), dal termine inglese Harm Reduction. La RD è una politica sociale con la quale si intende diminuire gli effetti negativi del consumo di droga attraverso modalità favorenti il contatto con il più vasto numero possibile di tossicodipendenti al fine di avviare un numero maggiore di essi verso un cammino di responsabilizzazione e di solidarietà. Alla base della RD stanno: 1. la presa di coscienza che il problema non è la droga, ma i suoi modi d'uso; 2. un programma incentrato sulla persona piuttosto che sulla sostanza stupefacente; 3. la consapevolezza che non esistono modelli terapeutici validi per tutti. Di positivo nella RD si riscontrano le premesse sopra citate, mentre gli aspetti negativi - alla luce dell'esperienza anglosassone - sono: 1. lo svincolamento da una concreta tensione al recupero integrale della persona per cui gli strumenti adottati rischiano di reiterare la cronicizzazione della tossicodipendenza; 2. l'ideologizzazione degli interventi; 3. la prevalenza degli interessi della popolazione su quelli della persona nell'utilizzo della spesa sanitaria complessiva; 4. l'inadeguatezza numerica degli operatori. In conclusione la RD come semplice "male minore" non può essere eticamente accettata in quanto favorisce le ulteriori deresponsabilizzazione e cronicizzazione della dipendenza. La RD può invece considerarsi valida solo come fase iniziale di un progetto volto al superamento della tossicomania, attraverso strategie come un più stretto colloquio tra operatore sanitario e paziente, l'avvio a comunità terapeutiche, il reinserimento lavorativo e familiare.

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Come citare

De Filippis, V., & Miranda, G. (1995). Aspetti etici emergenti nella tossicodipendenza: la "riduzione del danno". Medicina E Morale, 44(3), 489–500. https://doi.org/10.4081/mem.1995.981