Donna e lavoro: considerazioni etico-giuridiche sulla prevenzione del rischio riproduttivo

Pubblicato: giugno 30, 1995
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Autori

E' oramai noto che le attività lavorative possono influenzare, in modo diretto o indiretto, la salute: da questa consapevolezza ha avuto origine, nel tempo, una sempre maggiore attenzione nei confronti degli effetti nocivi di sostanze "sospette" in ambiente di lavoro. In questo articolo viene affrontato un aspetto particolare del rischio lavorativo, cioè il rischio a seguito dell'esposizione della donna a sostanze chimiche o ad agenti fisici o biologici che possono alterare la sua capacità riproduttiva o essere causa di gravi danni alla prole che è stata o verrà concepita. Dopo aver fatto distinzione tra rischio riproduttivo (la possibilità che una sostanza possa interferire con o impedire il concepimento) e rischio di sviluppo (la possibilità di produrre nel nascituro o successivamente nel nato fino alla pubertà anomalie strutturali, deficit funzionali o la morte), e aver analizzato il meccanismo di azione delle sostanze chimiche e degli agenti fisici e biologici più di frequente presenti in ambiente di lavoro, e precisato il momento di interferenza (la oogenesi, la gravidanza, l'allattamento), le Autrici individuano ed esaminano criticamente le possibili modalità di prevenzione del rischio riproduttivo e di sviluppo. Dall'individuazione delle situazioni a rischio alla messa a punto delle misure di controllo necessarie per ridurre o eliminare l'esposizione dei lavoratori, all'informazione dello stesso sull'esistenza e sull'entità del rischio: un'analisi che, in un'ottica personalistica, vorrebbe indicare - anche alla luce delle normative vigenti - nuove strade perchè si possa attuare una reale tutela della lavoratrice e una vera politica di protezione fetale.

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Come citare

Di Pietro, M. L., & Fisso, M. B. (1995). Donna e lavoro: considerazioni etico-giuridiche sulla prevenzione del rischio riproduttivo. Medicina E Morale, 44(3), 447–487. https://doi.org/10.4081/mem.1995.980