Juridical interferences in patient's autonomy: the uncertain frontiers of law

In questo articolo viene proposta una visione alternativa della autonomia morale rispetto a quella propria del Liberalismo individualista, sulla quale possa poggiare adeguatamente il valore del consenso in relazione alle interferenze di terzi nella liberta d'azione dell'individuo, così come la delimitazione "pratica" della stessa. Per questo l'autore parte da una esposizione di detta dottrina e delle giustificazioni che utilizza per legittimare gli interventi di terzi nella libertà individuale, consistenti in diverse teorie sul consenso o la prosecuzione e il raggiungimento dei "piani di vita" del soggetto intervenuto, la cui conoscenza si presuppone o è possibile ottenere per vie diverse. Partendo da qui, la critica si incentra nelle difficoltà di differenziare gli atti auto-concernenti da quelli che concernono gli altri, e nell'impossibilità di distinguere tra azioni e omissioni come origine del danno rilevante che possa derivarsi da tali interventi. Ambedue sono presupposti teorici costitutivi del concetto che si pone in discussione. Come mezzo per superare queste insufficienze si propone un concetto sostantivo di autonomia partendo da un'analisi adeguata del consenso, concepito in termini di concetto di rappresentanza, invece di concepirlo come una autorizzazione o un permesso per attuare per conto di terzi, due nozioni di carattere formale che sono abituali nell'impostazione liberalista. Infine si dimostra il riflesso della progressione teorica precedente in una Sentenza del Tribunale Costituzionale Spagnolo del 1990, nella quale si analizza il raggiungimento delle limitazioni dei diritti fondamentali dei detenuti che attuano uno sciopero rivindicativo della fame, permettendo così di riaffermare la posizione assunta e formulare la conclusione dell'analisi.