Etica dell'ambiente. II

Pubblicato: febbraio 28, 1997
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Autori

Gli autori, dopo aver esaminato le diverse teorie antiantropocentriche nella prima parte del loro scritto, procedono in questa seconda sezione con il presentare le teorie antropocentriche, alla base delle quali vi è il presupposto che l'uomo ha un ruolo principale all'interno del mondo naturale.

Questo significa che la natura non è portatrice di un valore di per sè, ma possiede esclusivamente il valore che si rivela nell'atto attributivo dell'uomo. Questa attribuzione che è la causa dell'eventuale considerazione della natura sotto un profilo morale, può essere frutto di una scelta umana a carattere costitutivo, oppure può divenire, all'interno di una concezione creazionistica, un atto di riconoscimento.

Per la verità, all'interno delle teorie antropocentriche vi è una pluralità di interpretazioni del rapporto uomo-natura. Si passa da un antropocentrismo cosiddetto "forte" che proclama il primato assoluto dell'uomo sulla natura negando qualsiasi carattere morale a tale relazione, ad un antropocentrismo "moderato" o "debole" fondato sull'idea di un dovere di protezione e di conservazione della natura che ammette una sorta di limitata rilevanza morale della natura nella sua relazione con l'uomo.

All'interno di quest'ultima forma di antropocentrismo si colloca anche l'insegnamento di Giovanni Paolo II che nell'enciclica Centesimus Annus e più tardi nell'Evangelium Vitae attribuisce all'uomo il ruolo di "custode responsabile" della natura proprio in conseguenza della sua superiorità su di essa.

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Come citare

Fisso, M. B., & Sgreccia, E. (1997). Etica dell’ambiente. II. Medicina E Morale, 46(1), 57–74. https://doi.org/10.4081/mem.1997.889