Brain death: understanding the organism as a whole

Pubblicato: giugno 30, 1999
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Autori

Dal momento che la terapia intensiva consente di mantenere artificialmente la circolazione del sangue e la respirazione per un certo tempo, i criteri tradizionali di accertamento della morte, come l'arresto cardiaco e la cessazione della respirazione, non sono applicabili in tutti i casi. Di conseguenza, la cessazione irreversibile delle funzioni cerebrali è stata accettata come il fattore più importante dell'avvenuta morte. Questo criterio è strettamente correlato alla disintegrazione dell'organismo come un tutto. Tuttavia, la controversia riguardante il momento in cui un uomo possa essere dichiarato vivo o morto non è stata ancora risolta. Il punto critico decisivo in questa controversia sembra essere quello della inadeguata definizione dell'organismo "come un tutto". Lo scopo del presente studio è di contribuire a colmare questo vuoto e dunque, in prima approssimazione, ne viene data una definizione di massima. In un secondo momento, gli autori esaminano l'evidenza empirica relativa alla questione se tale attribuzione (l'organismo come un tutto) possa connotare il corpo umano con un sistema nervoso centrale irreparabilmente danneggiato.

Per la definizione della vita e della morte, correlata all'oggetto dell'articolo, è importante la distinzione tra vita biologica derivata (cellule o organi viventi isolati, culture cellulari, sistemi cuore-polmone) ed essere vivente. A tal fine, sono esaminati i criteri di completezza, indivisibilità, autofinalità ed identità, criteri che laddove siano mancanti viene a mancare l'essere vivente in quanto tale.

In un organismo in stato di morte cerebrale si possono trovare segni vitali come il battito del cuore, il metabolismo, la crescita delle cellule, fenomeni di rigenerazione e così via. Questi, tuttavia, non sono segni distintivi di un organismo come un tutto, ma rappresentano una combinazione fisiologica di organi le cui parti - dirette dall'esterno - sono dipendenti l'una dall'altra. Un corpo in stato di morte cerebrale, comunque, manca dei quattro criteri connotanti l'essere vivente sopra citati e, dunque, quel corpo non è più uomo vivente: è una vita biologica puramente derivata. Se consideriamo l'organismo in morte cerebrale indirettamente attraverso la valutazione dello stato del cervello stesso e delle sue funzioni, si può affermare che il cervello sia la fondazione costitutiva (il garante) dell'identità e della completezza di un individuo quale "un tutto". Con la perdita della funzione cerebrale tale interezza è persa e pertanto l'essere umano è morto.

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Come citare

Bonelli, J., Prat, E., Auner, N., & Bonelli, R. (1999). Brain death: understanding the organism as a whole. Medicina E Morale, 48(3), 497–515. https://doi.org/10.4081/mem.1999.801