Le decisioni al termine della vita: uso ed abuso del concetto di futilità

Pubblicato: ottobre 31, 2002
Abstract Views: 453
PDF: 7
Publisher's note
All claims expressed in this article are solely those of the authors and do not necessarily represent those of their affiliated organizations, or those of the publisher, the editors and the reviewers. Any product that may be evaluated in this article or claim that may be made by its manufacturer is not guaranteed or endorsed by the publisher.

Autori

Il presente articolo, intende suggerire che l'uso appropriato del termine "futilità" possa costituire un utile ponte fra la formulazione etica dei termini ordinario/straordinario e la decisione da prendere talora al termine della vita. Futilità in senso clinico significa semplicemente che una malattia o sindrome si è evoluta a un punto tale da rendere ormai inutile un intervento medico che era stato proposto per il bene del paziente.

L'articolo si divide in tre parti: 1) delineazione del concetto di futilità; 2) delineazione dei suoi abusi all'interno di particolari decisioni cliniche; 3) definizione del suo uso proprio nel contesto della antropologia e dell'etica medica cattolica.

Correttamente interpretato il termine "futilità", come guida prudenziale all'interno di limiti morali specifici, può essere d'aiuto per recuperare e spiegare la persistente importanza dei termini tradizionali ordinario e straordinario, proporzionato e sproporzionato. Questi termini sono centrali nell'insegnamento del Magistero Cattolico sull'assistenza alla fine della vita, e hanno fortemente influenzato le prospettive cattoliche successive riguardo alle decisioni di fine vita.

Dimensions

Altmetric

PlumX Metrics

Downloads

I dati di download non sono ancora disponibili.

Citations

Come citare

Pellegrino, E. D. (2002). Le decisioni al termine della vita: uso ed abuso del concetto di futilità. Medicina E Morale, 51(5), 867–895. https://doi.org/10.4081/mem.2002.684