"Vivere nel mondo": ripensare la giustizia a partire dalla riconsiderazione della vulnerabilità e autonomia

Pubblicato: luglio 21, 2020
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Il testo propone una visione unitaria che connette vulnerabilità e autonomia, nell'intento di ripensare il nesso che tali questioni cruciali hanno con la giustizia. Comprendendo l'essere umano come "coscienza incarnata" che abita la locicità del mondo non semplicemente vivendo in, ma di esso, in primo luogo cerca perciò di approfondire come debba pensarsi la vulnerabilità umana. Si precisa così che apertura, esposizione e scambio sono caratteristiche ontologiche attraverso cui gli esseri umani possono ricevere e causare danni e mali ma anche soddisfazione e appagamento. In secondo luogo viene messo in luce che la condizione di interdipendenza degli esseri umani non richiede che si abbandoni l'esigenza di perseguire l'"autonomia". Al contrario, si tratta di ripensarla: comprendendola come essenzialmente relazionale. Infine, poichè appunto gli esseri umani vivono di relazioni costitutive con le realtà umane e non umane, l'istanza di evitare subordinazione e dominio pone una questione di giustizia. L'intento, qui, è di andare oltre la sterile opposizione tra prospettiva contestuale, propria delle etiche della cura, e approccio universalistico, tipico delle etiche dei diritti. Se si intende costruire un mondo in cui ciascuno possa vivere la propria interdipendenza ontologica senza subire paternalismi o subordinazioni, in cui ciascuno possa essere protetto dalle vulnerabilità evitabili e avere l'opportunità di sviluppare e di agire la propria autonomia, si devono sollevare esigenze di distrubuzione di beni in ambito socio-economico, ma anche di gestione delle infrastrutture sociali e di riconsiderazione delle pratiche di riconoscimento, di cui una società vive: le relazioni sono, sempre, allocate in un luogo.

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Danani, C. (2020). "Vivere nel mondo": ripensare la giustizia a partire dalla riconsiderazione della vulnerabilità e autonomia. Medicina E Morale, 69(2), 193–211. https://doi.org/10.4081/mem.2020.615