Vulnerabilità umana e razionalità pratica. Una prospettiva bioetica macintyriana

Pubblicato: ottobre 15, 2019
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Questo articolo prende in esame alcuni testi di Alasdair MacIntyre, compresi in un arco temporale di circa trent'anni, a partire dai quali si può ricostruire una prospettiva bioetica che fa perno su un'etica delle virtù. Tale prospettiva "ricentra" la bioetica sulla medicina come pratica sociale e quindi sul rapporto paziente/medico considerato all'interno della concreta trama sociale nella quale agiscono forme di dipendenza tanto alienanti quanto liberanti. Il perseguimento del bene umano non passa quindi attraverso un'utopica emancipazione da ogni forma di dipendenza ma bensì attraverso la pratica delle virtù etiche e dianoetiche resa possibile dai rapporti di dipendenza biologica e razionale. L'esercizio della razionalità pratica indipendente, che costituisce un fattore importante della realizzazione del bene, non viene intesa come autonomia assoluta ma piuttosto come capacità di dar conto delle proprie scelte e azioni dal punto di vista narrativo. In tale prospettiva bioetica la disabilità, in quanto manifestazione della dipendenza e della vulnerabilità umane, diviene un'opportunità per l'esercizio delle "virtù del dare e del ricevere" che realizzano il bene individuale e il bene comune e quindi spinge nella direzione di un ripensamento della condizione umana e della natura del legame sociale e dei suoi criteri di giustizia.

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Come citare

Maletta, S. (2019). Vulnerabilità umana e razionalità pratica. Una prospettiva bioetica macintyriana. Medicina E Morale, 68(3), 297–312. https://doi.org/10.4081/mem.2019.588