Sulla richiesta di sospensione dei trattamenti nella prospettiva etico-clinica

Pubblicato: dicembre 30, 2007
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Il desiderio di morire sembra oggi espresso con frequenza sempre crescente dai pazienti, anche in situazioni cliniche che di per sè non sarebbero prossime alla morte. Per il medico, il desiderio di morire manifestato dal paziente non dovrebbe costituire un assunto ideologico da avvallare o da contrastare, quanto piuttosto un bisogno da colmare. L'articolo ha dunque l'obiettivo di indagare in quale modo si pone per il medico la volontà di vivere e/o la volontà di morire espressa da un suo paziente, quali conseguenze ha tale richiesta per l'operato del medico e quale spazio lascia alla sua competenza e al suo impegno professionale. Molti pazienti esprimono un desiderio di terminare la propria vita perchè percepita come priva di "significato", di "speranza" o di "dignità". Soprattutto la nozione di dignità del paziente costituisce un riferimento frequente nelle decisioni etico-cliniche, soprattutto alla fine della vita; tuttavia, essa una comprensione piuttosto vaga e, soprattutto, non sempre è chiaro quali implicanze cliniche dovrebbe avere per la condotta del medico. In ogni caso, è certo che il concetto di dignità, sia nella definizione teorica sia nella esperienza che ne fanno i pazienti, ha a che vedere con la globalità dei tratti e dei bisogni del paziente, cioè con l'uomo tutto intero. Nella percezione che il paziente ha della propria dignità, dunque, riveste un ruolo significativo non tanto la malattia in quanto tale, con i suoi sintomi, quanto gli aspetti esistenziali che da quella malattia possono essere messi, per diverse ragioni e in diverso modo, a dura prova. Pertanto, la risposta ad una sofferenza che è reale ed è intensa non sembra essere una risposta medica in senso tecnico, ma sicuramente medica in senso etico: è la risposta dell'ascolto e della comunicazione, dell'attenzione alla sfera umana del paziente, oltre il limite segnato dalla malattia, ma aperta e accogliente nei confronti delle preoccupazioni espresse dal paziente e della sua personale esperienza della malattia. E' nella stessa relazione, cioè nel fatto che esiste una vera relazione tra persone, la prima efficacia "terapeutica" del rapporto tra medico e paziente.
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The desire to die seems today expressed with increasing frequency by patients, even in clinical situations, which in itself would not be close to death. For the doctor, a death wish expressed by the patient should not be an ideological assumption to be endorsed or opposed, but rather a need to be filled. The article therefore has the objective to investigate how is the doctor for the will to live and/or expressed desire to die by a patient, how this request affects the work of the doctor and how much room it leaves to his skill and his professional commitment. Many patients express a desire to end their lives because they perceived as devoid of "meaning", "hope" or " dignity ". The notion of the patient's dignity is a frequent reference in the clinical-ethical decisions, especially at the end of life, but it is a rather vague and, above all, it is not always clear which clinical implications should have for the conduct of the doctor. In any case, it is certain that the concept of dignity, both in theory and in practical experience of patients, has to do with all the features and needs of the patient, that is with the whole man. In the perception of the patient's own dignity, therefore, plays a significant role not so much the disease itself, its symptoms, but the existential aspects that disease, for different reasons and in different ways, can put trough the mill. Therefore, the answer to a real and intense suffering does not seem to be a medical response in the technical sense, but certainly in the medical ethical one: it is the response of listening and communication skills, attention to the sphere of human patient, as well the limit marked by disease, but open and welcoming towards the concerns expressed by the patient and his personal experience of the disease. It is in the same "relationship", namely, that there is indeed a relationship between two persons, the first "therapeutic" effect of the relationship between doctor and patient.

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Come citare

Carrasco de Paula, I., Comoretto, N., & Turriziani, A. (2007). Sulla richiesta di sospensione dei trattamenti nella prospettiva etico-clinica. Medicina E Morale, 56(6). https://doi.org/10.4081/mem.2007.295