Il dolore e la sofferenza umana alla luce della ragione e della fede cristiana

Pubblicato: ottobre 30, 2012
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Il dolore e la sofferenza sono realtà negative la cui evidenza non può essere dissolta da sottili disquisizioni filosofiche. L'essere umano cerca di "dare una ragione e un senso" alla realtà che lo circonda, ma non riesce a farlo per la zona della realtà costituita dal male (ossia non trova una risposta razionale alla domanda "perchè il male?"). Nell'ambito puramente "mondano" il male rimane un enigma, ma diventa un autentico problema quando si ammetta l'esistenza di Dio: "problema del male" e "problema di Dio" si condizionano mutuamente. "Se Dio esiste, da dove viene il male?" Non può venire da lui (tutto ciò che esiste è di per sè buono), ma è solo prodotto dal cattivo uso che l'uomo fa del suo libero arbitrio (male "morale") e Dio "tollera" questo male perchè rispetta il libero arbitrio umano. Dolore e sofferenza (male detto talora "fisico") sono conseguenza (come espiazione) del male morale e Dio, pur essendo infinitamente buono e onnipotente, non li elimina perchè è anche sommamente giusto. Questa la risposta più classica della teodicea. Essa tuttavia non spiega per davvero il dolore dell'innocente. In conclusione, il male rimane sostanzialmente inintelligibile utilizzando le categorie della razionalità umana e l'unica risorsa per una filosofia davvero razionalista (ossia che ritiene che una ragione deve esserci per ogni aspetto della realtà), è quella di ammettere che tale "ragione" supera le limitatezze della ragione umana e con ciò si apre verso l'accettazione della razionalità divina. La tesi che dolore e sofferenza umana sono espiazione del male morale è esplicitamente respinta da Gesú nel Vangelo ed egli ha compiuto molte opere miracolose per alleviare questi mali. D'altro canto ha liberamente accettato per se stesso il dolore, la sofferenza e la morte, mostrando così concretamente che anche Dio può soffrire, ma la sua resurrezione mostra nello stesso tempo l'onnipotenza di Dio, offrendo una risposta non concettuale, ma concreta alla compatibilità di dolore e onnipotenza divina. L'uomo è così invitato a combattere assieme a Dio dolore e sofferenza mediante opere effettive, e nello stesso tempo a dare un senso escatologico al dolore e al male presente nel mondo fondandosi sulla bontà e onnipotenza di Dio. Gesù ha anche rotto la spontanea convinzione che il male compiuto debba essere espiato infliggendo altro male (la pena) a chi lo commette. Due mali non si compensano, bensì si sommano. La compensazione del male consiste nel perdono, che ne spezza la spirale esterna, mentre il pentimento ripara la ferita interna che la colpa infligge all'animo di colui che la commette. Tutto ciò rientra nella nuova visione dei rapporti che debbono legare gli uomini fra di loro e con Dio, ossia la prospettiva dell'amore, anche se rimane pur sempre misterioso per la ragione umana perchè l'amore debba passare attraverso il dolore come sua prova.
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Pain and suffering are negative realities whose evidence cannot be dissolved by subtle philosophical arguments. The human being tries to "find a reason and a sense" for the whole of reality surrounding him, but is unable to do this for that portion of reality constituted by evil (i.e. he cannot answer the question, "why evil?"). On the purely mundane plane evil remains an enigma but becomes a real problem when the existence of God is admitted: "problem of evil" and "problem of God" are mutually interrelated. If God exists "from where does evil come?" It cannot come from God (everything that exists is good in itself) but is produced by man when he makes bad use of his free will (moral evil) and God "tolerates" this evil because he respects human free will. Pain and suffering (often called "physical evil") are the consequence of moral evil (are its expiation) and God, though being infinitely good and omnipotent, does not eliminate them because he is at the same time infinitely just. This is the most classical answer of theodicy. It does not really explain, however, the suffering of the innocent. In conclusion, evil remains essentially unintelligible by using the categories of human reason, and the only way out for a genuinely rationalist philosophy (i.e. a philosophy according to which there is a reason for whatever exists) is that of admitting that such a "reason" oversteps the limits of human rationality and in such a way opens itself to the admission af a divine rationality. The claim that pain and suffering are the expiation of moral evil is explicitly rejected by Jesus in the Gospel, and he has accomplished several miraculous works in order to diminish their impact. On the other hand, he has freely accepted pain, suffering and even death for himself, concretely showing in such a way that God himself can suffer, but his resurrection shows at the same time the omnipotence of God, thereby offering not a conceptual but a concrete answer to the question of the compatibility of pain with divine omnipotence. Hence man is invited to fight with God against pain and suffering by dong good works and at the same time to give a positive eschatological sense to the pain and evil that are present in the world, relying on God's goodness and omnipotence. Jesus has also broken the spontaneous conviction that the evil committed must be compensated by another evil (the punishment) inflicted on the person who has committed it. Two evils do not compensate each other, but they sum up. The compensation of evil consists in forgiveness, that breaks the external spiral of evil, while repentance heals the internal wound that the wrong action produces in the soul of the person committing it. All this is part of the new perspective regarding the relations that humans must entertain among themselves and with God, that is, the perspective of love, though it still remains mysterious for human reason why love should pass through pain as its test.

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Come citare

Agazzi, E. (2012). Il dolore e la sofferenza umana alla luce della ragione e della fede cristiana. Medicina E Morale, 61(5). https://doi.org/10.4081/mem.2012.121