Il consenso informato: un'indagine conoscitiva in cardiologia

Pubblicato: ottobre 31, 1994
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Autori

L'articolo esamina il problema del consenso informato (CI) nell'attività diagnostica e terapeutica, esaminando le difficoltà ad una sua realizzazione. La discussione riguarda un'indagine - effettuata tra i malati dei reparti di cardiologia e di cardiochirurgia di quattro ospedali - volta ad esaminare le modalità con cui viene richiesto il CI e l'influenza dell'informazione ricevuta sullo stato emotivo del paziente. I pazienti intervistati hanno effettuato durante il ricovero esami di accertamento specialistici. I dati raccolti evidenziano che la qualità dell'informazione è ancora insufficiente. Il rapporto medico-paziente (RMP) viene vissuto spesso in maniera paternalistica ed il consenso è inteso più come una necessità per tutelarsi di fronte alla legge che non come un diritto del malato. Ciò è forse dovuto all'impossibilità di attuare un RMP così come concepito dai sostenitori del modello dell'autonomia. Viene inoltre messo in rilievo che il malato vive una condizione psicologica particolare, in cui il timore per le proprie condizioni di salute è parallelo alla paura della sofferenza fisica: ne consegue, perciò, la necessità di un'estrema delicatezza nel fornire l'informazione. Il medico non può esimersi dal guidare il malato nelle decisioni, incoraggiandolo a scegliere il trattamento più indicato al recupero dello stato di salute. Tutto ciò rivela l'importanza di un rapporto che ponga al primo posto il dialogo e la fiducia tra medico e paziente. In quest'ambito non si può considerare superato il precetto ippocratico di difendere la vita e la salute del malato, ma è necessario conciliarlo con il rispetto della sua libertà.

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Come citare

Tortoreto, F., Sgreccia, E., & Schiavoni, G. (1994). Il consenso informato: un’indagine conoscitiva in cardiologia. Medicina E Morale, 43(5), 955–972. Recuperato da https://www.medicinaemorale.it/mem/article/view/1194