Bioetica e diritto

Pubblicato: agosto 31, 1993
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Autori

L'Autore parte dalla constatazione dell'assenza di una vera scienza "biogiudirica" e della sua necessità all'interno della riflessione bioetica, al fine di proporre direttive giuridiche. Per svolgere questo compito egli ritiene utile ridefinire preliminarmente il codice epistemico al cui interno si può pensare il diritto. Egli sostiene che solo il modello definito "relazionale", che vede nel diritto il sistema di difesa della pretesa di un soggetto che per sua natura è in relazione con gli altri, quello adatto alla costruzione di una scienza biogiuridica. Da questo, l'Autore deduce, come conseguenze, che il diritto può garantire solo valori coerenti con la logica della relazionalità; che esso non tutela solo quest'ultima ma anche la parità antologica dei coesistenti e che, infine, esso ha come suo ambito il sistema delle azioni sociali. Lo studio si occupa, inoltre, dell'enunciazione di quelli che sono - a parere dell'Autore - i compiti della "biogiuridica", dimostrando la rispondenza dal punto di vista pratico del modello delineato e riportando l'applicazione di esso a due temi di scottante attualità, come l'eutanasia e la fecondazione artificiale.

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Come citare

D’Agostino, F. (1993). Bioetica e diritto. Medicina E Morale, 42(4), 675–690. https://doi.org/10.4081/mem.1993.1046