La bioetica: il punto di vista dell'outsider

Published: June 30, 2007
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A quarant'anni dall'inizio del dialogo fecondo tra scienze della vita e studi umani, che la nascita della bioetica ha reso possibile, si avverte la necessità di valutarne taluni aspetti - tra cui le possibilità future della bioetica, ed anche la sua origine - da un punto di vista particolare: quello dell'outsider. Si tratta di accettare la sfida, per la nostra identità morale, di spostare l'attenzione dallo studio di casi particolari, dal punto di vista dell'insider, allo studio di problemi ai margini della disciplina. L'outsider intellettuale sfida la bioetica convenzionale, prendendo in esame gli avvenimenti deprecabili del nostro tempo, permettendo in questo modo di valutare, a volte ripensandole e riformulandole, le responsabilità delle nostre discipline normative. Un esempio in questa direzione è dato da un Professore di Anestesia all'università di Harvard: Henry Beecher che uscendo dai ranghi della professione medica s'interessò della condizione di vulnerabilità dei soggetti sperimentali denunciando le numerose sperimentazione nelle quali i pazienti non avevano prestato un consenso o che non erano stati avvisati dei rischi. Altri filosofi e scienziati hanno superato, come Beecher, i confini della bioetica convenzionale, approfondendo i c.d. "problemi di frontiera": la responsabilità di offrire o meno le cure necessarie, mediche e sociali, ai rifugiati disperatamente in cerca di asilo; la cura delle vittime della tortura. Questo modo di identificare le questioni è stato sovente affrontato da filosofi e teologi concordi sulla necessità di ampliare la portata delle domande che la bioetica si pone, per arricchirne la discussione e l'analisi. Questa esperienza di "outsider" permette agli studiosi di offrire risposte razionali alla società, sviluppando al tempo stesso un'etica pubblica credibile arricchendo il contenuto e la riflessione di quella che negli anni '70 è stata definita come "lo studio delle dimensioni morali di ogni condotta umana, nell'area delle scienze della vita e della salute".
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Forty years from the beginning of the rich dialogue between life sciences and human studies, introduced by bioethics, we feel the necessity of a deeper evaluation of some aspects related to bioethics, among others the future possibilities, the origin, in a particular perspective: that of the outsider. It is to move the attention from the special case study, in the perspective of the insider, to the study of issue related to the "border bioethics". The intellectual outsider challenges the conventional bioethics. He takes the deplorable events of our time and allows a further and deeper evaluation, recalling or sometimes reformulating, the responsibilities of normative disciplines. In this direction, an example has been given by Henry Beecher Anaesthesia Professor at the University of Harvard, in 1966. Going out of the ranks of the medical profession, he was interested in the vulnerability condition of experimental subjects; he denounced the numerous experimentations where the patients did not give their consent or had not been informed about the risks. Other philosophers and scientists went beyond, as Beecher, the borders of the conventional bioethics, examining in detail the so called "border issues": for example, the responsibility to offer the necessary cares, medical and social, to the refugees desperately searching for kindergarten; the care of the torture victims. This experience of "outsider" gives the possibility to offer rational answers to the society, developing, at the same time, a believable public ethics, also enriching bioethical contents and reflections, defined, in the 70s, as "the study of the moral dimension of each human conduct, in the field of the science of life and health".

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Reich, W. T. (2007). La bioetica: il punto di vista dell’outsider. Medicina E Morale, 56(3). https://doi.org/10.4081/mem.2007.318