La morte e la tentazione dell’eutanasia nella riflessione di Marie De Hennezel: considerazioni etiche e risvolti pratici

  • Antonella Ciabattoni | medicinaemorale@rm.unicatt.it Docente incaricato di bioetica nei corsi di laurea triennale di Tecnici di Radiologia medica dell’Università Cattolica del S. Cuore, Italy.

Abstract

L’Autrice ripercorre, in questo articolo, le problematiche più rilevanti che emergono dalla riflessione sulla morte, attraverso l’analisi del lavoro di Marie De Hennezel. Chi si prende cura del malato terminale si trova spesso coinvolto in dilemmi morali e combattuto tra doveri apparentemente contrastanti: quello di difendere la vita fisica e alleviare le sofferenze da una parte, e di salvaguardare la dignità del morire dall’altra. In questo contesto, superare la “tentazione dell’eutanasia” significa riscoprire la dimensione della cura e dall’accompagnamento al morente, in senso olistico. La cura del malato nella sua totalità - e non della sola malattia e dei sintomi - è, infatti, un farsi carico del paziente, secondo un approccio olistico che è alla base della buona medicina: un “prendersi cura” che non ha fine, neanche quando la cura della malattia non è più possibile. Assumere la prospettiva di cura e sottrarre il malato terminale all’isolamento significa superare la paura della morte e del dolore in genere, ripensando la nostra relazione con il malato terminale a partire da “un’etica della cura” più che da “un’etica della guarigione”. Il presupposto fondamentale resta il riconoscimento prioritario della sacralità della vita umana, del primato della persona sulla società e del dovere di quest’ultima di rispettare la vita, specie quella sofferente ed indifesa, e l’alternativa principale quella della compassione e della condivisione, unitamente ad una solida formazione culturale e clinica, specie nell’ambito delle cure palliative.
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In this article, the Author runs through the most relevant issues rising from the reflection on death, through the work of Marie De Hennezel. Whoever takes care of a patient with a terminal illness is often founded to be in a moral dilemma which involves opposing duties. On the one hand, the duty of protecting a physical life and alleviating sufferance; on the other hand, the duty of safeguarding the dignity of a dying patient. In this context, overcoming the “temptation of euthanasia” means rediscovering the dimension of caring and of accompanying the dying patient, in a holistic dimension. Taking care of the patient as a whole - and not just of the illness and its symptoms - in fact involves making oneself responsible for him, following a holistic approach which is at the basis of good medical practice: a caring that does not have an end, even when finding a solution to the illness is not more possible. Using a caring perspective and removing the terminal ill patient from isolation means overcoming the fear of death and suffering in general, reconsidering our relationship with the dying patient starting from adopting “an ethic of caring” rather than “an ethic of curing”. The fundamental supposition remains the paramount understanding of the inviolability of human life, of the primacy of the person on society, and of the duty of the latter to respect life, especially that which is suffering and vulnerable; the main alternative is an approach based on compassion and sharing, together with a solid cultural and clinical training, especially in the sphere of palliative care.

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2005-10-30
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Morte, eutanasia, cure palliative / Death, euthanasia, palliative care
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How to Cite
Ciabattoni, A. (2005). La morte e la tentazione dell’eutanasia nella riflessione di Marie De Hennezel: considerazioni etiche e risvolti pratici. Medicina E Morale, 54(5). https://doi.org/10.4081/mem.2005.378