Testamento biologico e obiezione di coscienza

  • Marina Casini | marina.casini@rm.unicatt.it Ricercatore, Italy.
  • Maria Luisa Di Pietro Professore associato di Bioetica, Istituto di Bioetica, Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italy.
  • Carlo Casini Magistrato, Parlamentare europeo, Italy.

Abstract

Il presente contributo muove dal considerare come i progetti e i disegni di legge che disciplinano le cosiddette “direttive anticipate di volontà”, ne sanciscono il carattere vincolante. Nella stessa direzione procede anche il parere elaborato dalla Commissione Giustizia. Quest’ultima rispetto a tale vincolatività ritiene addirittura “improponibile” e “non accettabile” l’istituto dell’obiezione di coscienza. Gli Autori, invece, sostengono l’importanza della previsione dell’obiezione di coscienza in una normativa sul testamento biologico che voglia “impegnare” il medico ad “ubbidire” alle volontà manifestate anteriormente. La questione si pone con riferimento alle azioni o alle omissioni che possono causare la morte. Il riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza comporta che quando la legge prevede comportamenti che causano direttamente (ad esempio nel caso dell’aborto volontario) o possono concorrere a causare (ad esempio, per la sospensione/interruzione di trattamenti sanitari) la soppressione della vita umana, il medico può legittimamente non applicarla. D’altra parte non va dimenticata – ricordano gli Autori – la ratio dell’obiezione di coscienza. Poiché il fine dell’organizzazione statale è la difesa della vita umana, il riconoscimento dell’obiezione di coscienza implica anche il riconoscimento della coerenza dell’obiezione stessa con i fini ultimi dello Stato. In tale interpretazione l’esercizio dell’obiezione non è soltanto la salvaguardia della libertà di coscienza, di pensiero e di religione, ma anche lo strumento per mantenere il valore della vita umana.
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This contribution, starting from the evaluation of bills on “living will”, shows how such “will” confirm their obligatoriness. The opinion elaborated by the Commission of Justice goes on the same way. This one holds such obligatoriness as a solution that absolutely “cannot be proposed” and it holds the objection of conscience as “unacceptable”. On the contrary, the Authors support the importance of the provision of the objection of conscience within regulations, on living will, inclined to “bind” the physician to “obey” the will previously manifested. The kernel of the problem is the action or the omission that can cause the death. The legal recognition of the objection of conscience implies that, if the law provides behaviors that directly cause (voluntary abortion for example) or that can assist to cause the suppression of human life (the suspension/withdrawal of medical treatments for example), the physician can legally not to apply it. One should not forget, as the Authors remind us, the ratio of the objection of conscience. Since the aim of the public authority consists in the defense of the human life, the recognition of the objection of conscience implies the recognition of the coherence of this objection with the ultimate aims of the State too. In this interpretation, the use of the objection is not just the protection of the freedom of objection, of thought and religion, but also the instrument to preserve human life value.

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Published
2007-06-30
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Keywords:
Testamento biologico, eutanasia, accanimento terapeutico, diritto, consenso informato / Living will, euthanasia, overtreatment, law, informed consent
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How to Cite
Casini, M., Di Pietro, M. L., & Casini, C. (2007). Testamento biologico e obiezione di coscienza. Medicina E Morale, 56(3). https://doi.org/10.4081/mem.2007.316