La Corte europea dei diritti dell’uomo: il divieto di eterologa non viola la Convenzione europea sui diritti umani Nota in margine alla sentenza della Grande Camera del 3 novembre 2011

  • Marina Casini | marina.casini@rm.unicatt.it Ricercatrice in Bioetica, Istituto di Bioetica, Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Italy.

Abstract

Il contributo prende in esame la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo emanata dalla Grande Camera il 3 novembre 2011 (caso S.H. et Al.v. Austria n. 57813/00). Essa va ad arricchire positivamente il panorama biogiuridico europeo. La sentenza in oggetto riguarda il giudizio instaurato nei confronti dell’Austria, a proposito della disciplina che pone il divieto di fecondazione artificiale eterologa. Nella sentenza, resa in via definitiva, la Grande Camera ha superato, ribaltandolo, il giudizio espresso dalla Camera semplice il 1° aprile 2011, affermando che il divieto di fecondazione artificiale eterologa, contenuto nella legge austriaca, non contrasta con gli artt. 8 (diritto alla vita privata e familiare) e 14 (principio di non discriminazione) della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. La Corte non affronta le questioni bioetiche e biogiuridiche sollevate dalla fecondazione artificiale eterologa (si pensi al diritto del figlio all’unitarietà delle figure genitoriali), ma salva la legge austriaca facendo riferimento alla dottrina del c.d. “margine di apprezzamento” degli Stati membri. È auspicabile comunque che la sentenza influisca sul giudizio di costituzionalità in ordine al divieto di eterologa contenuto nella legge italiana. Nella prospettiva di valorizzare la voce degli Stati, merita sostegno iniziativa cittadina europea promossa ai sensi dell’art. 11 del Trattato di Lisbona per riconoscere il diritto alla vita di ogni essere umano fin dal concepimento.
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The article considers the decision of the European Court of Human Rights given by the Grand Chamber on November 3rd 2011 (case S.H. et Al. vs. Austria, application n. 57181/00). This ruling, which adds an important contribution to European Biolaw, concerns the Austrian law that prohibits heterologous artificial human reproduction and reversed the previous ruling (April, 1st, 2011) by the lower chamber of the European Court. So, the Grand Chamber affirmed that the ban on heterologous artificial reproduction does not violate article 8 (Right to respect for private and family life) and article 14 (Prohibition of discrimination) of Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms. The Grand Chamber did not address the bioethical questions raised by heterologous artificial reproduction, but confirmed the law by referring to the theory of a “wide margin of appreciation” of member States. It is to be hoped that this decision will carry weight with the Italian Constitutional Court when it considers the Italian law prohibiting heterologous artificial reproduction. With regard to valorizing the beliefs of the member States, it would be good to support the European citizen’s initiative, promoted following article 11 of the Lisbon Treaty, to recognize the right to life of every human being from conception.

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2012-02-28
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Biodiritto, fecondazione artificiale eterologa, genitorialità / Biolaw, heterologous artificial human reproduction, parenthood
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Casini, M. (2012). La Corte europea dei diritti dell’uomo: il divieto di eterologa non viola la Convenzione europea sui diritti umani Nota in margine alla sentenza della Grande Camera del 3 novembre 2011. Medicina E Morale, 61(1). https://doi.org/10.4081/mem.2012.144